I mercati attendono i dati sull’occupazione di marzo
Mercoledì il presidente della Federal Reserve ha continuato a suonare una melodia familiare. “Data la forza dell’economia e i progressi sull’inflazione, abbiamo tempo per lasciare che i dati che arrivano guidino le nostre decisioni politiche”, ha affermato in un discorso alla Stanford University.
Giovedì ha portato nuovi dati sulle richieste settimanali di disoccupazione per Powell e i suoi colleghi. Gli economisti ritengono che il numero sarà di 214.000, leggermente superiore a quello della settimana precedente ma in linea con la media degli ultimi sei mesi – e difficilmente commisurato al mercato del lavoro in difficoltà.
Poi venerdì arriverà il grosso problema: i dati sui libri paga del settore non agricolo di marzo potrebbero far vacillare i mercati. Gli analisti intervistati da Reuters stimano che a marzo siano stati creati 200.000 posti di lavoro, un calo relativamente ampio rispetto ai 275.000 di febbraio. Tuttavia, i recenti dati statunitensi si sono rivelati più caldi del previsto.
Tuttavia, mercoledì è stato il segnale di una potenziale crepa nella corazza dell’economia americana. La valutazione del settore dei servizi da parte dell'Institute for Supply Management è stata molto più debole del previsto, con una crescita dei prezzi che ha toccato il minimo degli ultimi quattro anni.
La lettura dell'ISM ha sottoquotato il dollaro, che è sceso a fine sessione in ribasso dello 0,5%, anche se il rendimento dei titoli del Tesoro a 10 anni è rimasto vicino al livello più alto da novembre.
Nei mercati valutari, dove la volatilità è diminuita drasticamente, l’attenzione resta sull’eventuale intervento del Giappone per sostenere lo yen, che viene scambiato vicino al livello più basso degli ultimi 34 anni.
Giovedì le azioni europee sono aumentate leggermente, con il petrolio scambiato ai massimi di cinque mesi.
Divergenza nel gioco
La divergenza nelle aspettative degli investitori riguardo ai tagli dei tassi sta finalmente iniziando ad emergere mentre l'economia europea è in ritardo rispetto a quella degli Stati Uniti. I trader ora prevedono meno di 70 punti base di tagli da parte della Fed entro dicembre, ma se ne aspettano quasi 90 da parte della Banca Centrale Europea.
L'inflazione dell'Eurozona è scesa al 2,4% a marzo, come hanno mostrato i dati di mercoledì, inferiore alle attese e molto vicina all'obiettivo del 2% della BCE. In Svizzera l'inflazione è solo dell'1%, secondo i dati mostrati giovedì.
La prossima settimana saranno pubblicati i dati sull'inflazione al consumo statunitense per marzo: a febbraio l'inflazione era al 3,2%.
Cinque funzionari della Fed, tra cui Patrick Harker di Filadelfia e Loretta Mester di Cleveland, parleranno giovedì dopo che Raphael Bostic di Atlanta ha suggerito che i tagli dei tassi potrebbero non arrivare prima del quarto trimestre di mercoledì.