L’oro sale tra le tensioni in Medio Oriente e il calo del dollaro
Mercoledì i prezzi dell’oro sono saliti quasi a livelli record poiché i rischi di un conflitto in Medio Oriente che si estende ad altre regioni hanno portato ad afflussi verso beni rifugio, nonché al sostegno a breve termine derivante dal calo del dollaro USA e dei rendimenti del Tesoro.
L'oro è salito dello 0,3% a 2.389,38 dollari l'oncia, non lontano dal suo massimo storico di 2.431,29 dollari toccato venerdì. I futures sull'oro sono scesi dello 0,1% a 2.405,10 dollari.
"Il metallo prezioso è fortemente ipercomprato dal punto di vista tecnico... ma i rialzisti stanno traendo forza dall'incertezza generale sui mercati, con la geopolitica che mette in ombra i dati e le aspettative di politica monetaria."
Gli operatori di mercato stanno monitorando attentamente gli sviluppi in Medio Oriente, in particolare la risposta di Israele agli attacchi dell'Iran, mentre gli Stati Uniti e i loro alleati pianificano nuove sanzioni contro l'Iran.
L’oro è stato tradizionalmente utilizzato come copertura contro l’incertezza geopolitica ed economica. È aumentato di circa il 16% quest'anno e ha superato i 500 dollari dal 7 ottobre, un punto di svolta nel conflitto in Medio Oriente.
L’oro rimane in gran parte non correlato al dollaro USA e ai rendimenti dei titoli del Tesoro come parte della tendenza attuale, ma potrebbe ancora mostrare reazioni a breve termine ai movimenti di entrambi.
Nel frattempo, sul fronte macroeconomico, diversi intermediari globali hanno respinto le loro aspettative secondo cui la Federal Reserve inizierà a tagliare i tassi di interesse a settembre anziché a giugno, a seguito di una serie di dati recenti dagli Stati Uniti, tra cui un’inflazione superiore alle attese.
I massimi funzionari della Fed, incluso il presidente Jerome Powell, si sono rifiutati di fornire indicazioni su quando potrebbero iniziare i tagli dei tassi, affermando invece che la politica monetaria deve essere più restrittiva per un periodo più lungo.